I test per la diagnosi molecolare delle infezioni da HPV ( “Human Papilloma Virus “ ) sono disponibili ormai da svariati anni, durante i quali è stata raccolta un’enorme mole di dati riguardanti l’attendibilità e l’utilità diagnostica di queste indagini. Solo negli ultimi anni si è iniziato ad inserire questi test nei programmi di screening per il carcinoma della cervice uterina.
Dal punto di vista “operativo”, l’indagine molecolare si effettua con le stesse modalità del pap-test: la paziente deve sottoporsi al prelievo di materiale cervicale mediante tamponi o “cytobrush” identici a quelli utilizzati per eseguire il pap-test. L’esame non è doloroso. Per questo motivo, ed anche per il miglior significato diagnostico, l’HPV DNA test viene spesso eseguito in associazione alla citologia convenzionale (pap-test). I test HPV eseguiti in associazione al pap-test permettono di:
• identificare un maggior numero di infezioni da HPV rispetto a quelle rilevate con il solo pap-test, che in alcune circostanze può lasciarsi sfuggire fino ad un soggetto a rischio su dieci (risultato falsamente negativo)
• quantificare meglio il rischio di sviluppare un carcinoma della cervice uterina, grazie alla possibilità di identificare i sierotipi ad alto rischio oncogeno ( “tipizzazione” HPV )
• rafforzare, in caso di negatività, il valore diagnostico di un pap-test negativo, classificando la paziente come a basso rischio con possibile diradamento temporale delle successive indagini di controllo. In altre parole un HPV test negativo dà maggiori garanzie che la malattia non sia presente e che non lo sarà nel breve periodo di tempo.
• aggiungere importanti informazioni diagnostiche ai pap-test dall’esito incerto, permettendo di distinguere le pazienti positive al virus da quelle negative, indirizzando le prime alla colposcopia
• consigliare la vaccinazione anti-HPV anche a donne che , pur avendo già avuto rapporti sessuali , risultino negative alla ricerca dell ‘HPV test , oppure che siano portatrici di un “ceppo” virale non dotato di potenzialità oncogene
Per quanto riguarda l’utilizzo pratico dell’HPV-test nel percorso di screening della patologia pre-neoplastica e neoplastica della cervice uterina , possiamo ragionevolmente affermare – che:
• la ricerca di HPV ad alto rischio oncogeno (HR-HPV) ha una sensibilità maggiore rispetto al pap-test, ma è gravata da una minore specificità, soprattutto nelle donne giovani , nella quali si osserva anche la frequente reversibilità dell’infezione . Un risultato positivo ( presenza di HR-HPV ) non deve quindi allarmare in maniera eccessiva la paziente , me semplicemente suggerire un controllo frequente mediante PAP test regolari ed eventuale colposcopia. Un risultato negativo ( assenza di HR-HPV ) può suggerire l’ esecuzione della vaccinazione anti-HPV , soprattutto in donne che non abbiano ancora un vita di coppia stabile.
• Entro tre anni dall’inizio dell’attività sessuale e comunque entro i 21 anni di età, è consigliabile sottoporsi al pap test ogni 12-24 mesi; è importante sottolineare che anche le donne sottoposte a vaccinazione contro l’HPV DEVONO ESEGUIRE comunque il Pap test.
• E’ consigliabile eseguire anche il test HPV DNA in associazione ala pap test : il successivo percorso diagnostico e terapeutico sarà definito in base al confronto tra i risultati di entrambi gli esami